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In morte di Isidoro Aloisio

Largo San Francesco, ora Nando Aloisio, in una immagine d'epoca

Riceviamo e postiamo una poesia di Franco Pedatella - inviataci oggi nella ricorrenza del giorno di S. Isidoro - dedicata a Isidoro Aloisio, che ha lasciato questa terra a gennaio scorso.

di Franco Pedatella

È l’uomo degli innumeri racconti,
che del passato fonte di memorie
era, di quando mosse i primi passi
la lotta per l’emancipazïone

dal vecchio patriziato ad Aiello.
Da lui la narrazione ascoltavo
di fatti , dell’occupazione
del posto, ove sorger l’edificio

doveva delle Scuole Elementari,
da parte di operai, di coraggiosi,
di tutto privi, fin del quotidiano
cibo, e pronti a rimaner sul posto

sotto minaccia della mano armata
di fier carabiniere e del graduato
che a sgomberar pressavano quel luogo.
La solidarietà degli abitanti

s’è sviluppata intorno agli occupanti:
portavano i ragazzi il sostegno
in forma di cibarie a sufficienza.
Tra questi c’era lui, Isidoro,

che con ardore offriva i suoi servigi
perché a sinistra era già orientato;
inoltre era cugino al grande Nando,
che di ogni azion che fosse popolare

l’anima era e il cuore palpitante,
il braccio operativo nei dettagli,
la premurosa mente dirigente.
Com’altri, anch’ei di Nando l’influenza

sentía, per la parola e per l’esempio
che conquistavan masse popolari
a cancellare secoli di scempio.
Ed uno di quei giorni fu occasione

che un occupante, all’orlo della fame,
Cretaro, che venía da Patricello,
s’arrampicò su un fico per sfamarsi
e al mitra che gli fu presto puntato

“Sparate,” rispos’ei “da qui non scendo!”.
Intorno a lui si strinsero i compagni,
la mano armata giù depose l’arma.
Sul posto l’edificio fu costrutto.

Poi crebbe quel ragazzo, si fé adulto
e trovò in casa i mezzi di progresso
per la persona sua e la famiglia.
Far fichi secchi fu il suo lavoro,

continuando l’opera paterna,
le spose inanellar e favorire
l’opera delle sarte casalinghe,
cui macchine forniva per cucire,

onde approntare il corredo in casa
alle fanciulle e novelle spose,
e l’arte propagare del cucito.
Poi i fichi secchi arricchîro il gusto,

divennero imbottiti, al cioccolato,
variarono gli aromi, offerte e forme.
Mai terminava la lavorazione
dei fichi; oprava fino a mezzanotte,

perché il prodotto pronto pe ‘l mercato,
prima locale, poi internazionale,
fosse per la tavola fra amici
od in banchetti alti ed impegnati;

e gli era intorno tutta la famiglia,
chi a tagliuzzar gli aromi, chi le noci
a sistemar con garbo e cura in fichi,
che poi schiacciati pronti per il forno

erano e già il profumo si spargeva
nell’aria sopra Largo San Francesco,
che or per volontà degli Aiellesi
il nome porta “Nando Aloisio”.

Ogni orologio che non funzionava
passava per le mani di Isidoro,
ch’esperto lo smontava e rimontava
e quel tornava a dare l’ora esatta;

e Turco da Grimaldi concorrenza
a lui facéa nell’arte e nel commercio
di sveglie ed orologi, ma Isidoro
prevalse e quegli parte chiuse ed arte.

Cleto, 24 gennaio 2017
Blog: francopedatella.com

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